La storia di Cuorgnè e del pedaggio
Cuorgnè nel medioevo costituiva un importante centro commerciale; gran parte della sua importanza era legata alla presenza del ponte sull'Orco, per lungo tempo l'unico lungo il corso del fiume, ed i mercanti che da Ivrea si recavano ad Avigliana e ai colli della Valle di Susa, se i guadi più in basso non erano praticabili, dovevano per forza passare dal ponte di Cuorgnè. Era una via molto importante: nel 1470 il Comune di Cuorgnè per mantenerla in efficienza contribuiva anche alla ricostruzione del ponte sulla Dora ad Avigliana.
L'Orco non era ancora imbrigliato e povero di acqua come ai tempi attuali e la sua furia era veramente pericolosa.
Cuorgnè per tutto il periodo della sua storia condusse sempre una lotta strenua con il fiume per tenere efficiente questo ponte, che era una delle sue ragioni di vita.
Siccome il fiume spostava con frequenza il suo letto il ponte di Cuorgnè giunse ad avere tredici arcate. È ovvia quindi la richiesta di un pedaggio per chi vi transitasse, pedaggio contestato dalle comunità vicine.
I Savoia chiamati a giudicare queste liti, riconfermarono sempre questo pedaggio ma pretendendo sempre da Cuorgnè denaro sonante. Cuorgnè si trovava quindi ad avere gli oneri del ponte, i signori di Valperga da pagare ogni anno per il diritto che concedevano, e i Savoia da rimborsare per la riconferma di questo diritto ogni qual volta i vicini protestavano.
È probabile che anticamente l'attraversamento dell'Orco a Cuorgnè si riducesse ad una pontiglia, una serie di pilastri in pietra tra i quali venivano poste delle travi coperte poi da tavole in legno; i pilastri erano facilmente asportati dalle piene ma anche ricostruiti rapidamente.
In taluni anni risultano dai documenti anche due ricostruzioni, non sempre nella stessa posizione.
Dopo le piene si partiva a ricercare le travi asportate: non di rado nascevano liti con comunità poste più a valle che le avevano recuperate e rifiutavano di restituirle.
Il più antico documento cuorgnatese pervenutoci che parli del ponte risale al 1439.
L'insicurezza e la precarietà di questi ponti spinsero i cuorgnatesi nel 1464 a decidere di costruirlo in modo più duraturo, sul sito dell'attuale Ponte Vecchio: i lavori vennero affidati nel 1469 a Giovanni di Piacenza, abitante a Valperga.
Le spese per le riparazioni erano sempre ingenti, anche se gran parte della mano d'opera veniva fornita con Òroide" direttamente dalla popolazione; nel 1491 si deve ricorre re ad una "taglia straordinaria" per la ricostruzione dopo un'ennesima piena.
È solo alla fine del 1600 che si prende in considerazione l'idea di una costruzione con arcate in pietra: il 7 maggio 1686 Gio Antonio Ratio riceve l'incarico di ricostruire alcuni pilastri, fatti a sei facciate idonei per appoggiarvi archi in muratura.
Tali archi compaiono citati sui documenti a partire dal 1702; l'anno seguente viene costruita la testata del ponte verso Cuorgnè con relativo terrapieno, ad opera di Pietro Zerboglio, Gio Francesco Maglietto e Lorenzo Canale.
Su uno dei pilastri si trovava anche una cappelletta.
Il ponte era composto da tredici arcate in pietra e calce; nel 1780 una piena asportò gli archi centrali che vennero ricostruiti con semplici pilastri collegati da travature.
Alcuni massi squadrati degli antichi pilastri, venuti casualmente alla luce nell'alveo durante i recenti lavori sono stati recuperati a cura dei C.O.R.S.A.C. e sistemati sotto una delle arcate superstiti.
Le furibonde piene del 1845 1846 asportarono tutte le Arcate verso Salto: si decise allora di ricostruirlo un centinaio di metri più a valle proteggendolo con muraglioni laterali.
Il nuovo ponte, che ancor oggi regge degnamente alle piene, venne iniziato nel 1850 su progetto dell'ingegner Edoardo Capello.